IPTV Streaming - Ultime Novità
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IPTV Streaming - Ultime Novità
Da oggi pomeriggio, partite le regolari trasmissioni in streaming di CANALE 2 MARSALA (TP) mentre da ieri, TELE ONE (PA) è passata nel formato video in Alta Definizione a 1920x1080.
RadioTV Sicilia e Scelta TV
Nazionali : Rai A=UHF 47 Rai B=UHF 67 Mediaset 1=UHF 68 Mediaset 2=UHF 53 La 7 Dahlia=UHF 37 La 7 TIMB1=UHF 60 D-Free=UHF 56 Tivuitalia=UHF 33
Locali : CTS Mux=UHF 57 La Sicilia Mux=VHF H1 (Altofonte) Tele Rent=VHF 9
Nazionali : Rai A=UHF 47 Rai B=UHF 67 Mediaset 1=UHF 68 Mediaset 2=UHF 53 La 7 Dahlia=UHF 37 La 7 TIMB1=UHF 60 D-Free=UHF 56 Tivuitalia=UHF 33
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Fonte: https://www.newslinet.com/tv-in-primave ... esistente/
Come aveva anticipato NL (che sul tema insiste da oltre un anno), al convegno “HDFI Innovation Day 2022”, organizzato da HD Forum Italia (HDFI), l’organismo di filiera che riunisce ventisei aziende leader nel settore del broadcasting, dell’audiovisivo e delle telecomunicazioni, tenutosi a Roma nei giorni scorsi, si è parlato di DVB-I. Riscontrando, come ampiamente previsto, un grande interesse della platea. Tanto più che dello standard che consente di coniugare le abitudini del DTT (lista LCN) con le opportunità dell’IP, è stata effettuata una dimostrazione, annunciando una prossima sperimentazione, da parte di Mediaset, dalla primavera 2023 (forse ad aprile), interessando i quattro canali generalisti del gruppo: Canale 5, Rete 4, Italia 1, 20.
Arco LCN 500 al DVB-I
Per farlo potrebbero essere utilizzati i logical channel number disimpegnati con la soppressione dei contenuti SD/Mpeg2, che vanificheranno l’attuale destinazione dei canali 501-599, riservati ai formati HD (tutti i canali saranno tali da fine dicembre 2022). Sul punto, quindi, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni dovrà aggiornare il Piano LCN ex Del 116/21/CONS.
Il DVB-I non è la HBBTV
In verità, su cosa sia il DVB-I c’è ancora estrema ignoranza, soprattutto per il fatto che esso viene confuso con la Hybrid Broadcast Broadband Tv, cioè la HBBTV. In realtà, i due standard hanno in comune solo la veicolazione finale su IP, ma per il resto sono completamente diversi.
Gate IP
La HBBTV, per funzionare, necessita infatti di un gate sul DTT, da cui accedere al contenuto streaming. Il DVB-I, invece, è totalmente indipendente dal digitale televisivo terrestre, in quanto viene riconosciuto dal tv/decoder, come un prodotto nativo IP e sottoposto in lista all’utente come tale. Anche se probabilmente la lista sarà unica ed auspicabilmente con LCN univoci, cioè non sovrapponibili per piattaforma.
Vantaggi del DVB-I
I vantaggi del DVB-I, è stato spiegato al convegno, sono la sua bassissima latenza, che addirittura è inferiore a quella del DTT – al punto che per sincronizzarlo con quest’ultimo (in realtà, avvicinarlo a livello temporale, visto che la concidenza è, allo stato, impossibile) il primo va ritardato di circa 3 secondi – e la qualità delle immagini, che possono raggiungere il massimo possibile (compatibilmente con la connessione disponibile).
Back-up
Tra l’altro, previa adozione di apposita funzione da parte dei produttori di tv/decoder, il DVB-I può essere un ottimo back-up del DTT (e viceversa), ovviamente nell’area di servizio coincidente tra le due piattaforme.
Svantaggio del DVB-I
Il problema è che la quasi totalità dei nuovi tv è HBBTV ready, ma nessuno è in grado di ricevere il DVB-I.
Ma Mediaset è fiduciosa che il DVB-I (e non la HBBTV) sia il futuro della tv. Tanto che ha già avviato joint venture con LG, Sony, Philips e Vestel affinché i nuovi tv commercializzati dal 2023 siano compatibili con il DVB-I.
Scommesse
Di diverso avviso altri operatori (come RAI), che ritengono, invece, la HBBTV più funzionale allo stato del mercato. Previa adozione, anche in questo caso, di LCN per l’accesso diretto (cd. jump).
Come aveva anticipato NL (che sul tema insiste da oltre un anno), al convegno “HDFI Innovation Day 2022”, organizzato da HD Forum Italia (HDFI), l’organismo di filiera che riunisce ventisei aziende leader nel settore del broadcasting, dell’audiovisivo e delle telecomunicazioni, tenutosi a Roma nei giorni scorsi, si è parlato di DVB-I. Riscontrando, come ampiamente previsto, un grande interesse della platea. Tanto più che dello standard che consente di coniugare le abitudini del DTT (lista LCN) con le opportunità dell’IP, è stata effettuata una dimostrazione, annunciando una prossima sperimentazione, da parte di Mediaset, dalla primavera 2023 (forse ad aprile), interessando i quattro canali generalisti del gruppo: Canale 5, Rete 4, Italia 1, 20.
Arco LCN 500 al DVB-I
Per farlo potrebbero essere utilizzati i logical channel number disimpegnati con la soppressione dei contenuti SD/Mpeg2, che vanificheranno l’attuale destinazione dei canali 501-599, riservati ai formati HD (tutti i canali saranno tali da fine dicembre 2022). Sul punto, quindi, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni dovrà aggiornare il Piano LCN ex Del 116/21/CONS.
Il DVB-I non è la HBBTV
In verità, su cosa sia il DVB-I c’è ancora estrema ignoranza, soprattutto per il fatto che esso viene confuso con la Hybrid Broadcast Broadband Tv, cioè la HBBTV. In realtà, i due standard hanno in comune solo la veicolazione finale su IP, ma per il resto sono completamente diversi.
Gate IP
La HBBTV, per funzionare, necessita infatti di un gate sul DTT, da cui accedere al contenuto streaming. Il DVB-I, invece, è totalmente indipendente dal digitale televisivo terrestre, in quanto viene riconosciuto dal tv/decoder, come un prodotto nativo IP e sottoposto in lista all’utente come tale. Anche se probabilmente la lista sarà unica ed auspicabilmente con LCN univoci, cioè non sovrapponibili per piattaforma.
Vantaggi del DVB-I
I vantaggi del DVB-I, è stato spiegato al convegno, sono la sua bassissima latenza, che addirittura è inferiore a quella del DTT – al punto che per sincronizzarlo con quest’ultimo (in realtà, avvicinarlo a livello temporale, visto che la concidenza è, allo stato, impossibile) il primo va ritardato di circa 3 secondi – e la qualità delle immagini, che possono raggiungere il massimo possibile (compatibilmente con la connessione disponibile).
Back-up
Tra l’altro, previa adozione di apposita funzione da parte dei produttori di tv/decoder, il DVB-I può essere un ottimo back-up del DTT (e viceversa), ovviamente nell’area di servizio coincidente tra le due piattaforme.
Svantaggio del DVB-I
Il problema è che la quasi totalità dei nuovi tv è HBBTV ready, ma nessuno è in grado di ricevere il DVB-I.
Ma Mediaset è fiduciosa che il DVB-I (e non la HBBTV) sia il futuro della tv. Tanto che ha già avviato joint venture con LG, Sony, Philips e Vestel affinché i nuovi tv commercializzati dal 2023 siano compatibili con il DVB-I.
Scommesse
Di diverso avviso altri operatori (come RAI), che ritengono, invece, la HBBTV più funzionale allo stato del mercato. Previa adozione, anche in questo caso, di LCN per l’accesso diretto (cd. jump).
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Fonte: https://www.newslinet.com/tv-dopo-refar ... -al-dvb-i/
TV. Dopo refarming, banda 700 MHz poco o nulla utilizzata dalle Telco. E se si puntasse al DVB-I?
Siamo arrivati a fine 2022, sono dunque passati sei mesi del sudato rilascio della banda 700 MHz a favore del 5G. È giunto dunque il momento di fare il punto su queste frequenze, per capire se tutti i problemi che il “refarming” ha causato al settore televisivo erano davvero necessari; quanto meno in tempi cosi ristretti.
Certo, lo Stato ha incassato una cifra spropositata (in parte utilizzata per indennizzare i broadcaster locali che hanno dismesso i diritti d’uso delle frequenze utilizzate prima della naturale scadenza), ma le telco stanno davvero utilizzando questo spettro? E se – senza per ora nulla dire – stessero pensando al DVB-I over 5G, argomento sfiorato nella recente intervista di NL a Marco Pellegrinato di Mediaset, prima in assoluto sul tema?
La banda 700 MHz
Come sappiamo i 700 MHz sono un arco di frequenze utilizzato per servizi televisivi fino dagli anni 60/70: da 694 a 790 MHz, corrispondenti ai canali UHF 49 – 60. Tramite un processo detto refarming (l’equivalente italiano riassegnazione suonava forse troppo sincero) questi ex canali tv erano stati allocati al 5G, sulla base di una direttiva della Conferenza mondiale delle Radiofrequenze WRC 2015/2019.
Cassa
Una occasione ovviamente sposata con entusiasmo dagli stati nazionali che hanno visto la possibilità di batter cassa (formalmente alle telco, ma in definitiva agli utenti finali della telefonia mobile).
La storia
Newslinet si è occupata costantemente di questo processo e chi desidera ripercorrere la vicenda può partire da qui e ripercorrere all’indietro la catena dei link.
Reality check
Cominciamo con ricordare le promesse degli operatori mobili del 2018 (non necessariamente legate ai 700 MHz, ma al 5G in generale): “Le reti 5G consentiranno di ottenere una capacità di download di circa 10-50 Gigabit con una latenza massima di 1 millisecondo per le comunicazioni mobili”.
Test in Francia
Chi scrive, in Francia, rileva oggi in 5G una latenza di 41 ms e una velocita’ di download di 180 Mbps, due ordini di grandezza peggio del promesso.
Finto 5G
Motivo: secondo i tecnici del settore ancora non stiamo utilizzando il vero 5G, visto che si sono implementate soluzioni non stand alone, basate su una core network 4G che utilizza la dynamic spectrum sharing.
Uso
Passiamo all’utilizzo della banda, anche basandoci sui dati raccolti dal Stefano Bolis, esperto da noi intervistato a novembre 2022. Cominciamo con ricordare come solo tre operatori si sono aggiudicati le frequenze a 700 MHz: TIM, Vodafone e Iliad.
Dichiarazioni
Ebbene, a oggi nessuno di questi operatori ha diramato annunci ufficiali rispetto a iniziative, servizi o miglioramento delle performance resi possibili da queste acquisizioni.
Community
In mancanza di comunicazioni ufficiali serve ricorrere al crowd sourcing delle informazioni. Una delle fonti migliori è la community lteitaly.it, che pubblica mappe aggiornate con una quantità sorprendente di dati relativi al territorio italiano.
Iliad
Iliad, la società fondata da Xavier Niel sorella della francese Freemobile è stata fin’ora la più attiva: ha infatti acceso, a macchia di leopardo ma a livello nazionale, una serie di BTS utilizzando la tecnologia Dynamic Spectrum Sharing.
Vodafone
Vodafone invece utilizza i megahertz assegnati in modo limitato ed esclusivamente per il 4G. In particolare il numero di BTS attive anche in banda 28 (i famosi 700 MHz) rappresenta solo il 2% del totale.
TIM
Per quanto riguarda TIM nessuno ha rilevato attivazioni, dunque, per dirla con il molto british Bolis, “è lecito pensare che la società sia in attesa di capire come sfruttare al meglio queste frequenze“.
https://www.newslinet.com/wp-content/up ... iusura.jpg
DVB-I
TIM avrebbe speso oltre 680.000.000 euro per stare ferma e cercare di capire?
E se stessero pensando al DVB-I? Si tratta ovviamente solo di una nostra ipotesi e l’idea ci è venuta proprio dopo l‘intervista all’ing. Pellegrinato di Mediaset.
Reti diverse dalle attuali
In questa viene affermato che “L’avvento del DVB-I rappresenta una perfetta soluzione di continuità standardizzata e aperta, per la fornitura di servizi di televisione lineare”, ma anche che per il DVB-I “servono reti diverse dalle attuali, progettate con tecnologie e requisiti diversi da quelli attuali, per garantire una qualità e continuità di servizio analoghi al broadcast tradizionale via etere. Serve una rete IP unica per il broadcasting. Non importa chi la realizzerà. Il DVB-I è solo il punto di partenza, la rete quello di arrivo.”
DVB-I over 5G ?
La prima nostra reazione è stata di meraviglia: chi dovrebbe realizzare “una rete IP diversa dalla attuale” che garantisca “bassissima latenza” ? E perché mai dovrebbe farlo?
L’ipotesi dunque che questa possa essere proprio la banda 700 MHz utilizzata non più in DVB-T ma (anche) in DVB-I.
Analisi critica
Gli elementi tecnici ci sarebbero, considerato che i requirements per il DVB-I su 5G comprendono”support different Rel-16-based 5G operation modes, namely 5G Broadcast, unicast-based 5G Media Streaming, concurrent delivery of the same service over both modes“.
Risparmio
Quanto a quelli economici, i broadcaster potrebbero risparmiare, eliminando i costi della propria rete di diffusione e sostituendoli con un fee da pagare alle telco per il trasporto dei loro programmi.
No comment
Abbiamo cercato di validare la nostra ipotesi direttamente rivolgendoci a Mediaset per un follow-up all’intervista a Pellegrinato. Ma, al momento, il gruppo ci ha risposto che preferisce non rilasciare approfondimenti, almeno fino all’avvio dell’annunciata sperimentazione.
TV. Dopo refarming, banda 700 MHz poco o nulla utilizzata dalle Telco. E se si puntasse al DVB-I?
Siamo arrivati a fine 2022, sono dunque passati sei mesi del sudato rilascio della banda 700 MHz a favore del 5G. È giunto dunque il momento di fare il punto su queste frequenze, per capire se tutti i problemi che il “refarming” ha causato al settore televisivo erano davvero necessari; quanto meno in tempi cosi ristretti.
Certo, lo Stato ha incassato una cifra spropositata (in parte utilizzata per indennizzare i broadcaster locali che hanno dismesso i diritti d’uso delle frequenze utilizzate prima della naturale scadenza), ma le telco stanno davvero utilizzando questo spettro? E se – senza per ora nulla dire – stessero pensando al DVB-I over 5G, argomento sfiorato nella recente intervista di NL a Marco Pellegrinato di Mediaset, prima in assoluto sul tema?
La banda 700 MHz
Come sappiamo i 700 MHz sono un arco di frequenze utilizzato per servizi televisivi fino dagli anni 60/70: da 694 a 790 MHz, corrispondenti ai canali UHF 49 – 60. Tramite un processo detto refarming (l’equivalente italiano riassegnazione suonava forse troppo sincero) questi ex canali tv erano stati allocati al 5G, sulla base di una direttiva della Conferenza mondiale delle Radiofrequenze WRC 2015/2019.
Cassa
Una occasione ovviamente sposata con entusiasmo dagli stati nazionali che hanno visto la possibilità di batter cassa (formalmente alle telco, ma in definitiva agli utenti finali della telefonia mobile).
La storia
Newslinet si è occupata costantemente di questo processo e chi desidera ripercorrere la vicenda può partire da qui e ripercorrere all’indietro la catena dei link.
Reality check
Cominciamo con ricordare le promesse degli operatori mobili del 2018 (non necessariamente legate ai 700 MHz, ma al 5G in generale): “Le reti 5G consentiranno di ottenere una capacità di download di circa 10-50 Gigabit con una latenza massima di 1 millisecondo per le comunicazioni mobili”.
Test in Francia
Chi scrive, in Francia, rileva oggi in 5G una latenza di 41 ms e una velocita’ di download di 180 Mbps, due ordini di grandezza peggio del promesso.
Finto 5G
Motivo: secondo i tecnici del settore ancora non stiamo utilizzando il vero 5G, visto che si sono implementate soluzioni non stand alone, basate su una core network 4G che utilizza la dynamic spectrum sharing.
Uso
Passiamo all’utilizzo della banda, anche basandoci sui dati raccolti dal Stefano Bolis, esperto da noi intervistato a novembre 2022. Cominciamo con ricordare come solo tre operatori si sono aggiudicati le frequenze a 700 MHz: TIM, Vodafone e Iliad.
Dichiarazioni
Ebbene, a oggi nessuno di questi operatori ha diramato annunci ufficiali rispetto a iniziative, servizi o miglioramento delle performance resi possibili da queste acquisizioni.
Community
In mancanza di comunicazioni ufficiali serve ricorrere al crowd sourcing delle informazioni. Una delle fonti migliori è la community lteitaly.it, che pubblica mappe aggiornate con una quantità sorprendente di dati relativi al territorio italiano.
Iliad
Iliad, la società fondata da Xavier Niel sorella della francese Freemobile è stata fin’ora la più attiva: ha infatti acceso, a macchia di leopardo ma a livello nazionale, una serie di BTS utilizzando la tecnologia Dynamic Spectrum Sharing.
Vodafone
Vodafone invece utilizza i megahertz assegnati in modo limitato ed esclusivamente per il 4G. In particolare il numero di BTS attive anche in banda 28 (i famosi 700 MHz) rappresenta solo il 2% del totale.
TIM
Per quanto riguarda TIM nessuno ha rilevato attivazioni, dunque, per dirla con il molto british Bolis, “è lecito pensare che la società sia in attesa di capire come sfruttare al meglio queste frequenze“.
https://www.newslinet.com/wp-content/up ... iusura.jpg
DVB-I
TIM avrebbe speso oltre 680.000.000 euro per stare ferma e cercare di capire?
E se stessero pensando al DVB-I? Si tratta ovviamente solo di una nostra ipotesi e l’idea ci è venuta proprio dopo l‘intervista all’ing. Pellegrinato di Mediaset.
Reti diverse dalle attuali
In questa viene affermato che “L’avvento del DVB-I rappresenta una perfetta soluzione di continuità standardizzata e aperta, per la fornitura di servizi di televisione lineare”, ma anche che per il DVB-I “servono reti diverse dalle attuali, progettate con tecnologie e requisiti diversi da quelli attuali, per garantire una qualità e continuità di servizio analoghi al broadcast tradizionale via etere. Serve una rete IP unica per il broadcasting. Non importa chi la realizzerà. Il DVB-I è solo il punto di partenza, la rete quello di arrivo.”
DVB-I over 5G ?
La prima nostra reazione è stata di meraviglia: chi dovrebbe realizzare “una rete IP diversa dalla attuale” che garantisca “bassissima latenza” ? E perché mai dovrebbe farlo?
L’ipotesi dunque che questa possa essere proprio la banda 700 MHz utilizzata non più in DVB-T ma (anche) in DVB-I.
Analisi critica
Gli elementi tecnici ci sarebbero, considerato che i requirements per il DVB-I su 5G comprendono”support different Rel-16-based 5G operation modes, namely 5G Broadcast, unicast-based 5G Media Streaming, concurrent delivery of the same service over both modes“.
Risparmio
Quanto a quelli economici, i broadcaster potrebbero risparmiare, eliminando i costi della propria rete di diffusione e sostituendoli con un fee da pagare alle telco per il trasporto dei loro programmi.
No comment
Abbiamo cercato di validare la nostra ipotesi direttamente rivolgendoci a Mediaset per un follow-up all’intervista a Pellegrinato. Ma, al momento, il gruppo ci ha risposto che preferisce non rilasciare approfondimenti, almeno fino all’avvio dell’annunciata sperimentazione.
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Fonte: https://www.newslinet.com/tv-al-via-la- ... lecomando/
Tv. Al via la sperimentazione del DVB-I, ennesima rivoluzione del DTT che concilia la potenzialità dell’IP con la semplicità del telecomando
Mentre Agcom, con la Delibera n. 14/23/CONS, si avvia a fissare i principi della prominence servizi media audiovisivi e radiofonici di interesse generale e l’accessibilità del sistema di numerazione automatica dei canali della televisione digitale terrestre di cui all’articolo 29, commi 1, 2 e 7, del Testo unico per la fornitura dei servizi di media audiovisivi, Mediaset inizierà a breve la sperimentazione della nuova frontiera del digitale televisivo terrestre, il DVB-I. Dove I, naturalmente, sta per Internet.
Obiettivo: sopravvivenza
L’obiettivo è difendere il ruolo dei broadcaster nel territorio tipico degli OTT, l’IP. Non si tratta di una battaglia di poco conto: ne va della sopravvivenza degli operatori tv tradizionali.
Cos’è il DVB-I
Ma cosa è il DVB-I, che ancora oggi molti confondono con la HBBTV (Hybrid Broadcast Broadband Tv)?
Lo ha spiegato a NL l’ing. Marco Pellegrinato, director standard & innovation di RTI (Gruppo Mediaset).
La famiglia allargata del DVB
“Il DVB-I è, a tutti gli effetti, una nuova piattaforma diffusiva via IP, gemella ed equivalente alle altre della famiglia DVB (DVB-T/T2 DVB-S/S2) a cui si affianca. Per il ricevitore TV, il DVB-I è un vero e proprio front-end aggiuntivo, nativo e fortemente integrato nel menu del TV. HbbTV è, e continua ad essere con le sue evoluzioni, un middleware standard aperto (open), utilizzabile per lo sviluppo di servizi ed applicazioni sul TV”, sottolinea Pellegrinato.
Le due tecnologie non sono alternative, sostitutive o sostituibili
“Le due tecnologie non sono alternative, sostitutive o sostituibili: sono e devono essere entrambe presenti ed estremamente integrate nei ricevitori TV. Esse sono utili ed essenziali ai fini delle attività dei broadcaster e dei fornitori di servizi media (FSMA).
Metamorfosi
In particolare, è proprio grazie allo standard DVB-I, che HbbTV, nella sua nuova versione 2.0.4, compie la metamorfosi da soluzione “broadcast centrica” a “platform agnostic o platform independent”, nel senso che sino alla versione attuale (2.0.3) un servizio HbbTV poteva solo essere notificato in un flusso TS (Transport Stream), quindi in broadcast via etere (DTT o SAT). Il combinato disposto di tutti questi standard tecnologici DVB e HbbTV è l’essenza della vera ibridazione della TV 5.0.
Il nodo dei ricevitori
Tuttavia, non esistono ancora i ricevitori. Già è limitato il parco di quelli equipaggiati per lo standard HBBTV, che pure è sul mercato da oltre 10 anni. Ma sul punto Pellegrinato non si mostra preoccupato: “Il DVB-I è una tecnologia standard fondamentalmente di tipo software. Quindi basata su elementi funzionali già presenti nel ricevitore TV e che, di conseguenza, non richiedono necessariamente un hw specifico.
Upgrade
La stragrande maggioranza dei TV attualmente sul mercato potrebbe essere facilmente aggiornata al DVB-I attraverso un software upgrade (S.U.) fornito online dal costruttore. Sia HbbTV che DVB-I sono tecnologie essenzialmente sw, i TV più recenti potrebbero essere aggiornati e resi compatibili senza dover necessariamente essere sostituiti come si è reso necessario per il DVB-T2, che richiede un hw specifico.
In futuro, entro il 2030, è prevista (ma non ancora definita), una nuova erosione dello spettro per i servizi 6G (600 Mhz)
Dal 2013 ad oggi, la TV digitale in Italia e non solo ha vissuto una continua erosione dello spettro radio elettromagnetico in favore di servizi di mobilità cellulare 4G (800 Mhz) ed oggi 5G (700 Mhz). In futuro, entro il 2030, è prevista (ma non ancora definita), una nuova erosione dello spettro per i servizi 6G (600 Mhz).
Caccia allo spettro
I broadcaster DTT hanno sinora ceduto oltre il 40% dello spettro originario in termini di capacità trasmissiva, con evidente dimezzamento del numero di multiplexer disponibili per le trasmissioni TV. L’avvento del DVB-I rappresenta una perfetta soluzione di continuità standardizzata e aperta, per la fornitura di servizi di televisione lineare tanto cari ai broadcaster.
Integrazione DVB
Il DVB-I consente una modalità di fruizione della TV via IP totalmente indistinguibile dall’utente finale, tra il broadcasting tradizionale via etere (DTT/SAT) e quello broadband via IP (DVB-I), in quanto tecnologie perfettamente integrate nell’attuale user experience della fruizione TV attuale. Inoltre, grazie alla armonica coesistenza delle piattaforme DVB e HbbTV, il raggiungimento della completa ibridazione della TV 5.0, in modo perfettamente integrato e interoperabile, viene e realizzarsi compiutamente”.
Non solo tampone
Detta così, si potrebbe pensare che il DVB-I sia un back-up del DTT.
“I broadcaster preferiscono considerare il DVB-I un’estensione della piattaforma di broadcasting DTT e SAT piuttosto che una soluzione di backup delle stesse”, spiega l’ingegnere. “Essi sono perfettamente consci che attraverso la diffusione di canali lineari via IP con DVB-I, sia possibile offrire servizi televisivi a qualità migliorata FHD o UHD con HDR che non sono facilmente possibili nel broadcasting via etere, a meno di non avere banda sufficiente come per il satellite e un parco di TV UHD compatibili.
Qualità adattativa
Via IP, invece, è possibile fornire ad ogni TV connesso la qualità adattativa che necessita, in quanto, in un sistema bidirezionale come l’IP, il formato è negoziabile con il singolo TV in qualsiasi momento, cosa non possibile in una soluzione unidirezionale broadcast via etere. I broadcaster faranno di tutto in Europa per mantenere il proprio spazio trasmissivo via etere (terrestre in gamma 600 Mhz.), perché è la loro piattaforma elettiva e con la più alta reach raggiungibile per poter trasmettere i propri contenuti alla più ampia fetta di popolazione possibile.
Broadcasting via etere risorsa di sistema preziosa
Il broadcasting via etere ha una penetrazione elevatissima in Italia, paese che peraltro non ha mai avuto la cable TV come in altri paesi europei. E’ una risorsa di sistema preziosa per lo sviluppo della televisione, della quale il broadcaster, ma anche l’utente finale, non può fare a meno.
Erogazione TV lineare via IP necessita di infrastruttura diffusiva che sia in grado di garantire l’accesso a milioni di utenti contemporanei
Pellegrinato non si mostra preoccupato nemmeno dell’infrastruttura, nonostante l’esperienza di DAZN abbia dimostrato che, almeno allo stato, l’accesso contemporaneo di milioni di utenti può essere un problema.
Qualità continuativa
“Come abbiamo più volte avuto modo di rappresentare in consessi europei di televisione, l’erogazione di servizi di TV lineare via IP necessita di un’ infrastruttura diffusiva che, al pari dell’etere (DTT o SAT), sia in grado di garantire l’accesso concorrente ai canali televisivi a milioni di utenti contemporanei o anche solo a pochi. Inoltre, la qualità tecnica del servizio deve essere mantenuta elevata e costante, garantita e continuativa, senza interruzioni anche brevi.
Multicast
Per raggiungere questo scopo il DVB-I impiega tecnologie apposite come il DASH-LL e il multicast mABR, che devono essere ampiamente supportate dalla rete diffusiva via IP. Il DVB-I da solo però non basta a garantire tutto ciò.
Traffico
La diffusione della TV via IP non può essere “best effort” come Internet; le reti unicast come Internet sono adatte ad un traffico burst di tipo punto-punto. I servizi di TV lineare necessitano invece di un traffico “sostenuto” di tipo punto-multipunto (multicast o broadcast).
Per raggiungere questi requisiti le tradizionali CDN non bastano
Esse sono state progettate e realizzate per un traffico anche vigoroso ma diversificato per singoli utenti. I canali televisivi via IP devono raggiungere contemporaneamente decine di milioni di utenti, garantendo loro una delivery puntuale e a bassissima latenza degli eventi trasmessi, soprattutto quelli live.
Decine di milioni di utenti sono almeno un ordine di grandezza superiore a quanto attualmente le reti IP unicast sono in grado di supportare
Servono quindi reti diverse dalle attuali, progettate con tecnologie e requisiti diversi da quelli attuali, per garantire una qualità e continuità di servizio analoghi al broadcast tradizionale via etere. Serve una rete IP unica per il broadcasting. Non importa chi la realizzerà. Il DVB-I è solo il punto di partenza, la rete quello di arrivo.
Arco 500
Nel merito della sperimentazione, è probabile che Agcom destini l’arco 500 agli identificatori LCN DVB-I. Se si seguisse l’architettura originaria del piano LCN, ci dovrebbe essere spazio anche per i canali locali (510-519 e 571-599).
Opportunità per editori locali
Secondo Pellegrinato, un’opportunità per gli editori locali. “Il recente refarming dello spettro dei 700 Mhz ha visto molte emittenti locali perdere il diritto d’uso della frequenza assegnata pur non perdendo la numerazione LCN attribuitagli. Ebbene, molti editori hanno rimesso in campo i propri canali televisivi precedentemente in etere DTT sulla rete IP, attraverso applicazioni HbbTV, lanciate da operatori di rete broadcast riutilizzando la numerazione LCN.
HbbTV è “broadcast centrica”
HbbTV, come dicevo prima, è “broadcast centrica” e quindi necessita di essere notificata via DTT o SAT al TV, che poi la scarica dalla rete IP, dove peraltro sono stati inseriti anche i nuovi flussi di streaming dei canali televisivi. Questa pratica ha consentito a molte emittenti nazionali di mantenere la fruizione dei loro canali TV via IP, magari aggiungendone altri via streaming, accessibili sempre con la medesima numerazione LCN sul telecomando dell’utente finale. Di conseguenza, i loro canali televisivi in streaming IP sono perfettamente compatibili con i player delle applicazioni HbbTV sui TV, che a loro volta sono esattamente gli stessi utilizzati anche dal DVB-I.
Le emittenti che trasmettono in modalità streaming i loro canali TV via HbbTV potranno utilizzare in futuro la tecnologia DVB-I in quanto integrata
Cioè accesso tramite LCN sul tastierino numerico del telecomando senza necessariamente lanciare un app HbbTV (tasto rosso), utilizzo del menù integrato della TV per la navigazione nelle informazioni di canale: present & next, parental control, guida programma della TV, lista unificata e integrata dei servizi televisivi via DTT, via SAT e via IP con priorità decisa dal broadcaster.
Regolamentazione indispensabile
Il DVB-I trova la sua piena realizzazione e ragion d’essere in un sistema regolamentato all’accesso sulla TV, alla stregua di quanto già accade per i broadcaster televisivi via etere DTT. Solo attraverso una sana ed equa regolamentazione dell’accesso, l’utente finale potrà trovare le garanzie e le tutele che gli sono dovute grazie a liste di accesso ai servizi televisivi da parte di Fornitori di Servizi Media FSMA, certificate come “trusted” dall’Autorità di regolamentazione, attraverso regole di ingaggio comuni, chiare e ben delineate per tutti gli operatori.
Fair competition
Regole capaci di garantire una “fair competition” tra i soggetti che operano in campo, garantendo allo stesso tempo la giusta tutela all’accesso alla TV da parte dei minori nel pieno rispetto delle regole di gestione parentale dei contenuti trasmessi. L’attività e la presenza dell’Autorità di regolamentazione è fondamentale in questo cammino di sviluppo del DVB-I in Italia e nel resto d’Europa. E’ inoltre una presenza necessaria per garantire il corretto sviluppo del sistema televisivo broadcast.
Market Trial Mediaset 2023
L’intento del Market Trial di Mediaset è aperto a tutti gli operatori che vogliono testare in campo la tecnologia DVB-I. Il nostro scopo è quello di collaborare con tutta la filiera e le istituzioni per l’affermazione della TV ibrida con DVB-I in Italia”, conclude Pellegrinato.
Tv. Al via la sperimentazione del DVB-I, ennesima rivoluzione del DTT che concilia la potenzialità dell’IP con la semplicità del telecomando
Mentre Agcom, con la Delibera n. 14/23/CONS, si avvia a fissare i principi della prominence servizi media audiovisivi e radiofonici di interesse generale e l’accessibilità del sistema di numerazione automatica dei canali della televisione digitale terrestre di cui all’articolo 29, commi 1, 2 e 7, del Testo unico per la fornitura dei servizi di media audiovisivi, Mediaset inizierà a breve la sperimentazione della nuova frontiera del digitale televisivo terrestre, il DVB-I. Dove I, naturalmente, sta per Internet.
Obiettivo: sopravvivenza
L’obiettivo è difendere il ruolo dei broadcaster nel territorio tipico degli OTT, l’IP. Non si tratta di una battaglia di poco conto: ne va della sopravvivenza degli operatori tv tradizionali.
Cos’è il DVB-I
Ma cosa è il DVB-I, che ancora oggi molti confondono con la HBBTV (Hybrid Broadcast Broadband Tv)?
Lo ha spiegato a NL l’ing. Marco Pellegrinato, director standard & innovation di RTI (Gruppo Mediaset).
La famiglia allargata del DVB
“Il DVB-I è, a tutti gli effetti, una nuova piattaforma diffusiva via IP, gemella ed equivalente alle altre della famiglia DVB (DVB-T/T2 DVB-S/S2) a cui si affianca. Per il ricevitore TV, il DVB-I è un vero e proprio front-end aggiuntivo, nativo e fortemente integrato nel menu del TV. HbbTV è, e continua ad essere con le sue evoluzioni, un middleware standard aperto (open), utilizzabile per lo sviluppo di servizi ed applicazioni sul TV”, sottolinea Pellegrinato.
Le due tecnologie non sono alternative, sostitutive o sostituibili
“Le due tecnologie non sono alternative, sostitutive o sostituibili: sono e devono essere entrambe presenti ed estremamente integrate nei ricevitori TV. Esse sono utili ed essenziali ai fini delle attività dei broadcaster e dei fornitori di servizi media (FSMA).
Metamorfosi
In particolare, è proprio grazie allo standard DVB-I, che HbbTV, nella sua nuova versione 2.0.4, compie la metamorfosi da soluzione “broadcast centrica” a “platform agnostic o platform independent”, nel senso che sino alla versione attuale (2.0.3) un servizio HbbTV poteva solo essere notificato in un flusso TS (Transport Stream), quindi in broadcast via etere (DTT o SAT). Il combinato disposto di tutti questi standard tecnologici DVB e HbbTV è l’essenza della vera ibridazione della TV 5.0.
Il nodo dei ricevitori
Tuttavia, non esistono ancora i ricevitori. Già è limitato il parco di quelli equipaggiati per lo standard HBBTV, che pure è sul mercato da oltre 10 anni. Ma sul punto Pellegrinato non si mostra preoccupato: “Il DVB-I è una tecnologia standard fondamentalmente di tipo software. Quindi basata su elementi funzionali già presenti nel ricevitore TV e che, di conseguenza, non richiedono necessariamente un hw specifico.
Upgrade
La stragrande maggioranza dei TV attualmente sul mercato potrebbe essere facilmente aggiornata al DVB-I attraverso un software upgrade (S.U.) fornito online dal costruttore. Sia HbbTV che DVB-I sono tecnologie essenzialmente sw, i TV più recenti potrebbero essere aggiornati e resi compatibili senza dover necessariamente essere sostituiti come si è reso necessario per il DVB-T2, che richiede un hw specifico.
In futuro, entro il 2030, è prevista (ma non ancora definita), una nuova erosione dello spettro per i servizi 6G (600 Mhz)
Dal 2013 ad oggi, la TV digitale in Italia e non solo ha vissuto una continua erosione dello spettro radio elettromagnetico in favore di servizi di mobilità cellulare 4G (800 Mhz) ed oggi 5G (700 Mhz). In futuro, entro il 2030, è prevista (ma non ancora definita), una nuova erosione dello spettro per i servizi 6G (600 Mhz).
Caccia allo spettro
I broadcaster DTT hanno sinora ceduto oltre il 40% dello spettro originario in termini di capacità trasmissiva, con evidente dimezzamento del numero di multiplexer disponibili per le trasmissioni TV. L’avvento del DVB-I rappresenta una perfetta soluzione di continuità standardizzata e aperta, per la fornitura di servizi di televisione lineare tanto cari ai broadcaster.
Integrazione DVB
Il DVB-I consente una modalità di fruizione della TV via IP totalmente indistinguibile dall’utente finale, tra il broadcasting tradizionale via etere (DTT/SAT) e quello broadband via IP (DVB-I), in quanto tecnologie perfettamente integrate nell’attuale user experience della fruizione TV attuale. Inoltre, grazie alla armonica coesistenza delle piattaforme DVB e HbbTV, il raggiungimento della completa ibridazione della TV 5.0, in modo perfettamente integrato e interoperabile, viene e realizzarsi compiutamente”.
Non solo tampone
Detta così, si potrebbe pensare che il DVB-I sia un back-up del DTT.
“I broadcaster preferiscono considerare il DVB-I un’estensione della piattaforma di broadcasting DTT e SAT piuttosto che una soluzione di backup delle stesse”, spiega l’ingegnere. “Essi sono perfettamente consci che attraverso la diffusione di canali lineari via IP con DVB-I, sia possibile offrire servizi televisivi a qualità migliorata FHD o UHD con HDR che non sono facilmente possibili nel broadcasting via etere, a meno di non avere banda sufficiente come per il satellite e un parco di TV UHD compatibili.
Qualità adattativa
Via IP, invece, è possibile fornire ad ogni TV connesso la qualità adattativa che necessita, in quanto, in un sistema bidirezionale come l’IP, il formato è negoziabile con il singolo TV in qualsiasi momento, cosa non possibile in una soluzione unidirezionale broadcast via etere. I broadcaster faranno di tutto in Europa per mantenere il proprio spazio trasmissivo via etere (terrestre in gamma 600 Mhz.), perché è la loro piattaforma elettiva e con la più alta reach raggiungibile per poter trasmettere i propri contenuti alla più ampia fetta di popolazione possibile.
Broadcasting via etere risorsa di sistema preziosa
Il broadcasting via etere ha una penetrazione elevatissima in Italia, paese che peraltro non ha mai avuto la cable TV come in altri paesi europei. E’ una risorsa di sistema preziosa per lo sviluppo della televisione, della quale il broadcaster, ma anche l’utente finale, non può fare a meno.
Erogazione TV lineare via IP necessita di infrastruttura diffusiva che sia in grado di garantire l’accesso a milioni di utenti contemporanei
Pellegrinato non si mostra preoccupato nemmeno dell’infrastruttura, nonostante l’esperienza di DAZN abbia dimostrato che, almeno allo stato, l’accesso contemporaneo di milioni di utenti può essere un problema.
Qualità continuativa
“Come abbiamo più volte avuto modo di rappresentare in consessi europei di televisione, l’erogazione di servizi di TV lineare via IP necessita di un’ infrastruttura diffusiva che, al pari dell’etere (DTT o SAT), sia in grado di garantire l’accesso concorrente ai canali televisivi a milioni di utenti contemporanei o anche solo a pochi. Inoltre, la qualità tecnica del servizio deve essere mantenuta elevata e costante, garantita e continuativa, senza interruzioni anche brevi.
Multicast
Per raggiungere questo scopo il DVB-I impiega tecnologie apposite come il DASH-LL e il multicast mABR, che devono essere ampiamente supportate dalla rete diffusiva via IP. Il DVB-I da solo però non basta a garantire tutto ciò.
Traffico
La diffusione della TV via IP non può essere “best effort” come Internet; le reti unicast come Internet sono adatte ad un traffico burst di tipo punto-punto. I servizi di TV lineare necessitano invece di un traffico “sostenuto” di tipo punto-multipunto (multicast o broadcast).
Per raggiungere questi requisiti le tradizionali CDN non bastano
Esse sono state progettate e realizzate per un traffico anche vigoroso ma diversificato per singoli utenti. I canali televisivi via IP devono raggiungere contemporaneamente decine di milioni di utenti, garantendo loro una delivery puntuale e a bassissima latenza degli eventi trasmessi, soprattutto quelli live.
Decine di milioni di utenti sono almeno un ordine di grandezza superiore a quanto attualmente le reti IP unicast sono in grado di supportare
Servono quindi reti diverse dalle attuali, progettate con tecnologie e requisiti diversi da quelli attuali, per garantire una qualità e continuità di servizio analoghi al broadcast tradizionale via etere. Serve una rete IP unica per il broadcasting. Non importa chi la realizzerà. Il DVB-I è solo il punto di partenza, la rete quello di arrivo.
Arco 500
Nel merito della sperimentazione, è probabile che Agcom destini l’arco 500 agli identificatori LCN DVB-I. Se si seguisse l’architettura originaria del piano LCN, ci dovrebbe essere spazio anche per i canali locali (510-519 e 571-599).
Opportunità per editori locali
Secondo Pellegrinato, un’opportunità per gli editori locali. “Il recente refarming dello spettro dei 700 Mhz ha visto molte emittenti locali perdere il diritto d’uso della frequenza assegnata pur non perdendo la numerazione LCN attribuitagli. Ebbene, molti editori hanno rimesso in campo i propri canali televisivi precedentemente in etere DTT sulla rete IP, attraverso applicazioni HbbTV, lanciate da operatori di rete broadcast riutilizzando la numerazione LCN.
HbbTV è “broadcast centrica”
HbbTV, come dicevo prima, è “broadcast centrica” e quindi necessita di essere notificata via DTT o SAT al TV, che poi la scarica dalla rete IP, dove peraltro sono stati inseriti anche i nuovi flussi di streaming dei canali televisivi. Questa pratica ha consentito a molte emittenti nazionali di mantenere la fruizione dei loro canali TV via IP, magari aggiungendone altri via streaming, accessibili sempre con la medesima numerazione LCN sul telecomando dell’utente finale. Di conseguenza, i loro canali televisivi in streaming IP sono perfettamente compatibili con i player delle applicazioni HbbTV sui TV, che a loro volta sono esattamente gli stessi utilizzati anche dal DVB-I.
Le emittenti che trasmettono in modalità streaming i loro canali TV via HbbTV potranno utilizzare in futuro la tecnologia DVB-I in quanto integrata
Cioè accesso tramite LCN sul tastierino numerico del telecomando senza necessariamente lanciare un app HbbTV (tasto rosso), utilizzo del menù integrato della TV per la navigazione nelle informazioni di canale: present & next, parental control, guida programma della TV, lista unificata e integrata dei servizi televisivi via DTT, via SAT e via IP con priorità decisa dal broadcaster.
Regolamentazione indispensabile
Il DVB-I trova la sua piena realizzazione e ragion d’essere in un sistema regolamentato all’accesso sulla TV, alla stregua di quanto già accade per i broadcaster televisivi via etere DTT. Solo attraverso una sana ed equa regolamentazione dell’accesso, l’utente finale potrà trovare le garanzie e le tutele che gli sono dovute grazie a liste di accesso ai servizi televisivi da parte di Fornitori di Servizi Media FSMA, certificate come “trusted” dall’Autorità di regolamentazione, attraverso regole di ingaggio comuni, chiare e ben delineate per tutti gli operatori.
Fair competition
Regole capaci di garantire una “fair competition” tra i soggetti che operano in campo, garantendo allo stesso tempo la giusta tutela all’accesso alla TV da parte dei minori nel pieno rispetto delle regole di gestione parentale dei contenuti trasmessi. L’attività e la presenza dell’Autorità di regolamentazione è fondamentale in questo cammino di sviluppo del DVB-I in Italia e nel resto d’Europa. E’ inoltre una presenza necessaria per garantire il corretto sviluppo del sistema televisivo broadcast.
Market Trial Mediaset 2023
L’intento del Market Trial di Mediaset è aperto a tutti gli operatori che vogliono testare in campo la tecnologia DVB-I. Il nostro scopo è quello di collaborare con tutta la filiera e le istituzioni per l’affermazione della TV ibrida con DVB-I in Italia”, conclude Pellegrinato.
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Fonte: www.dday.it/redazione/47547/la-sperimen ... mpatibile-
La sperimentazione DVB-I di Mediaset è live. Ecco la prova del broadcasting via Internet e del primo TV compatibile
La sperimentazione Mediaset del DVB-I, il nuovo standard di trasmissioni broadcast via Internet, è oramai partita nella sua versione aperta al pubblico. E contemporaneamente si rendono disponibili i primi TV compatibili, a marchio Telefunken. La nostra recensione in anteprima esclusiva
Siamo proprio agli inizi, ma il DVB-I sta veramente arrivando. Anzi, tecnicamente potremmo dire che è già arrivato. Infatti la prima fase della sperimentazione pubblica di Mediaset è già attiva con i primi quattro canali diffusi anche via Internet. E di fatto sono già disponibili (anche se attendono un aggiornamento che arriverà entro un paio di settimane) anche i primi TV compatibili con il nuovo sistema di trasmissione.
Il DVB-I è una modalità trasmissiva che utilizza Internet e uno streaming a bassa latenza per i canali lineari in broadcast, ovverosia quelli del Digitale Terrestre, che vengono quindi diffusi sulla rete e sono capaci di integrarsi in un'unica lista canali com quelli tradizionali.
Abbiamo ottenuto in prova in anteprima esclusiva uno dei primissimi TV di produzione compatibili con il DVB-I, il Telefunken te43750, e così abbiamo potuto per primi sperimentare il funzionamento del nuovo sistema di trasmissione. Ecco com'è andata e soprattutto come vanno le nuove trasmissioni.
https://www.youtube.com/watch?v=HUFHmfJ9_8w
Cos'è il DVB-I (con parole semplici)
Il DVB-I, come la sigla già di per sé suggerisce, è l'addendum allo standard di trasmissione DVB che impiega Internet come mezzo di trasporto. Il principale vantaggio di questo sistema di trasmissione è che la lista canali e la numerazione LCN è unica e condivisa tra il classico DVB-T e il nuovo DVB-I. Questo vuol dire che si può fare zapping sulla medesima lista canali pescando ora dall'antenna e ora dalla rete, a seconda dei canali. Inoltre, i due servizi possono essere utilizzati uno come "fallback" dell'altro: se dovesse venir meno il segnale d'antenna, la TV può verificare autonomamente se c'è lo stesso canale sulla rete e commutare immediatamente all'altra sorgente. Allo stesso modo, se si sta vedendo un canale in streaming e la rete si dimostrasse instabile, il segnale passa automaticamente allo stesso canale (se disponibile) via DVB-T.
I canali DVB-I, contrariamente a uno stream normale, rispondono a tutte le specifiche di un comune canale digitale terrestre e quindi offrono la cosiddetta EPG (la guida con i programmi e le informazioni sul programma in corso) e tutte le funzioni di parental control native del TV, assenti sui canali in streaming via app.
https://dday.imgix.net/system/uploads/p ... 7036ed16ce
Ovviamente nel mondo del DVB-I non esistono i vincoli frequenziali, è solo questione di bitrate: è quindi possibile avere qualità alta a piacere; e risoluzione alta a piacere. E questo è uno degli altri vantaggi del DVB-I.
Il fatto che la lista canali sia unica, poi, permette di fare il classico zapping via streaming, cosa altrimenti impossibile: oggi infatti, anche ammesso di voler vedere i canali lineari in diretta via streaming, è necessario entrare nell'app dell'emittente e lanciare lo stream; e il "cambio canale", soprattutto se tra gruppi editoriali diversi, corrisponde a uscire dall'app che si sta usando ed entrare in un'altra app e quindi lanciare il nuovo canale: un'operazione da un minuto. Anche ipotizzando i canali in streaming gestiti via app HbbTV, la lentezza di caricamento dell'applicazione via etere vanifica ogni velleità di fare un vero zapping tradizionale su canali IP.
La diretta in streaming, attraverso sistemi tradizionali, è spesso criticata per il ritardo, spesso variabile e quindi anche poco controllabile, rispetto alle trasmissioni terrestri e satellitari. Il DVB-I promette invece latenze minime e quindi una pseudo contemporaneità con gli altri flussi.
Contrariamente ai canali in streaming innescati da applicazioni HbbTV (come le trasmissione che la RAI fece dei Mondiali del Qatar), il DVB-I funziona anche in totale assenza di segnale d'antenna: basta che ci sia la rete. Una configurazione che peraltro, pur con standard diversi, è già la normalità in altre nazioni, come per esempio gli Stati Uniti: le case raggiunte dalla banda larga e ultra-larga non hanno più sistemi di antenna, né terrestre né satellitare. In fondo - il ragionamento non fa una piega - non ha molto senso, tecnicamente parlando, servire un'utenza residenziale, che per definizione non si muove, con comunicazioni via etere.
Non sono tutte rose e fiori, però: serve infatti che i TV siano attrezzati alla ricezione del segnale DVB-I. In realtà non c'è un motivo valido per il quale ogni Smart TV recente non possa ricevere il DVB-I, salvo il fatto di ricevere un aggiornamento firmware che introduca questa funzionalità, cosa tutt'altro che scontata per i prodotti già nelle case. Infatti è molto raro che i TV non nuovissimi ricevano aggiornamenti software capaci di aggiungere nuove funzioni: non c'è un motivo vero se non una cattiva abitudine oramai inveterata tra i produttori di TV.
https://dday.imgix.net/system/uploads/p ... 29bdcd319b
La sperimentazione di Mediaset fa da apripista
Non c'è dubbio che sia Mediaset l'emittente che al momento crede di più nel DVB-I. Per la società si tratta del modo giusto per traghettare le attuali trasmissioni via digitale terrestre verso un modo più libero di crescere come la rete, ma non un far west come in parte Internet è oggi. L'idea di Mediaset è quella che il DVB-I possa diventare uno strumento molto utile anche a nuovi editori televisivi, quindi nuovi concorrenti di Mediaset; purché l'accesso alle locazioni LCN, ovverosia i numeri sul telecomando a cui anche il DVB-I soggicace, sia regolamentato. Ovverosia che le aspiranti emittenti abbiano tutte le carte in regola, come l'autorizzazione a trasmettere delle autorità competenti e le iscrizioni ai registri di categoria per quello che riguarda l'editoria e la raccolta pubblicitaria. La lista canali, la famigerata LCN, è il vero elemento "normalizzatore", anche per quello che riguarda la normativa in via di approvazione riguardante la cosiddetta "prominence" che prevede, tra le altre cose, che la tastiera numerica per l'accesso ai canali tradizionali sia presente sui telecomandi.
Al momento Mediaset mette in onda (o meglio mette in rete) 4 canali del proprio bouquet via DVB-I: la sperimentazione al momento prevede i 3 canali principali (Rete 4, Canale 5, Italia 1) e il 20. Lo streaming è DASH (Dynamic Adaptive Streaming over HTTP) e prevede tre stream a qualità scalate per soddisfare connessioni di velocità differenti. Al momento gli stream codificati da Mediaset sono tre: sono tutti in risoluzione Full HD 1920 x 1080 e tutti codificati in HEVC Main 10 (quindi il codec più evoluto tra quelli compatibili con i TV); i bitrate sono rispettivamente 3,9, 4,8 e 7 mbit/sec. Un bitrate di 7 mbit/sec per un canale Full HD in HEVC è certamente generoso e in grado di non risultare un collo di bottiglia rispetto alla qualità a monte.
I più attenti e preparati avranno capito certamente uno degli effetti collaterali positivi della codifica HEVC: questa esiste solo - ed era ora - in formato progressivo, quindi si tratta finalmente di un segnale 1080p. Purtroppo però, almeno per il momento, i canali della sperimentazione Mediaset sono gli stessi che vanno in onda sul digitale terrestre e il segnale per il DVB-I viene prelevato dall'emissione, che è prodotta a 1080i. Il segnale viene necessariamente deinterlacciato per poterlo codificare in HEVC, ma il risultato non può essere lo stesso che si avrebbe se il segnale di origine fosse prodotto in progressive scan: ci si arriverà col tempo.
Mediaset ha deciso, in questo trial pubblico, di essere assolutamente aderente alle specifiche LCN: la trasmissione dei quattro canali va ad occupare altrettante locazioni numeriche già affidate a Mediaset e tipicamente quelle dell'arco 500: quindi 504, 505, 506 e 520.
Gli encoder che Mediaset al momento sta utilizzando, tra l'altro, sono ancora prototipali e finalizzati al primo livello di questa trial; già nella fase due verranno installati degli encoder dedicati dalle prestazioni ancora migliori. Come anche aumenteranno probabilmente i canali gestiti e le funzionalità implementate, come per esempio l'audio Dolby che ora non è presente. Sono invece già presenti in questa fase, per i programmi che lo prevedono, le doppie tracce audio (italiano e lingua originale) e tutte le informazioni sul programma in corso e sui palinsesti delle ore e dei giorni successivi.
I TV compatibili: Vestel è più avanti di tutti. Ma altri seguiranno
Al momento l'unica casa produttrice pronta a mettere sul mercato TV già pienamente compatibili con il DVB-I, è la turca Vestel. Si tratta di uno dei grandi nomi della produzione mondiale di TV con una capacità produttiva di 18 milioni di pezzi all'anno e una quota in Europa attorno al 20%. Vestel distribuisce in Italia i propri TV sotto diversi marchi (Telefunken, Toshiba, JVC) e produce anche per produttori terzi, come Panasonic
Al momento i TV Vestel compatibili con il DVB-I sono quelli basati su Linux e quindi le piattaforme che hanno nome in codice MB180 (TV 4K) e MB181 (TV HD). I modelli basati su queste piattaforme e quindi compatibili con il DVB-I sono i seguenti:
4K UHD Smart TV - TE50550B44U2P, TE50550B44U2P/E, TE43550B44U2P, TE43750B46U2P
2K Smart TV - TE24550B42V1E, TE24550B42V2D, TE24550B42V2E, TE24550B42V2EW, TE24553B42V2DZ, TE24553B42V2DZ/E, TE32550B42V2D,
TE32550B42V2D/E, TE32550B42V2DW, TE32550B42V2H, TE32550B45V1D, TE32550B45V2D, TE32550B45V2D/E, TE32553B45V2DZ/E, TE32553B45V2DZ,
TE32555B45V2D, TE39PNDB42V2D, TE40550B42V2H, TE40550B42V2H/E, TE42550B42V2H, TE43551B42V2K, TE43553B42V2KZ
Ad essere precisi, tutti questi TV diventeranno compatibili con il DVB-I nelle prossime settimane e lo faranno automaticamente, con un aggiornamento firmware push, a patto di essere collegati alla rete.
L'esemplare che abbiamo in prova è un modello da 43 pollici 4K HDR Dolby Vision e precisamente quello della serie 750, la migliore tra quelle elencate.
La prova: facile come fare la sintonia, facile come cambiare canale
La sintonia - se ancora si può dire così - dei canali DVB-I nel TV Telefunken avviene automaticamente a valle di quella del digitale terrestre.
https://dday.imgix.net/system/uploads/p ... 67ca655fbb
In pratica il TV interroga un server, ospitato in questa fase da Kineton, che restituisce tutti i dati dei canali in onda (o meglio in rete) e li posiziona nelle locazioni LCN indicate.
https://dday.imgix.net/system/uploads/p ... 999ac6687e
Una volta fatta questa operazione, i canali DVB-I sono normalmente disponibili alle loro posizioni, ovverosia per il momento da 504 in su.
Passare da un canale DTT a un canale DVB-I è totalmente trasparente per l'utente. Visto che siamo in una trial, Mediaset ha giustamente deciso di apporre in sovraimpressione in basso a destra un'etichetta "IP" ai contenuti in arrivo dal DVB-I, così da distinguerli al volo dai corrispondenti canali del digitale terrestre.
https://dday.imgix.net/system/uploads/p ... e93f18aff3
La prova di cambio canale è soddisfacente anche se migliorabile. Il TV di per sé non è velocissimo: il cambio canale su DTT impiega circa tre secondi. Nel passaggio a un canale DVB-I questo tempo quasi raddoppia, attestandosi tra i 5 e i 6 secondi. Non è poco, ma è pochissimo se confrontato ai tempi di buffering e avvio della stragrande maggioranza degli stream via app. Tanto più che non ci sono clessidre né "rotelle" e neppure il solito segnale degradato nei primi secondi che va poi via via migliorando.
Abbiamo anche fatto una prova di sabotaggio: mentre guardavamo un canale DVB-I abbiamo estratto il cavo di rete dal TV. Ovviamente il segnale si è perso immediatamente ma in pochissimi secondi, non più di tre o quattro, il TV ha agganciato lo stream digitale terrestre del medesimo canale, usato come fallback.
Reinserendo il cavo di rete nel TV, contrariamente a quello che ci si potrebbe aspettare, le immagini sono rimaste quelle del digitale terrestre. Al momento i produttori di TV devono ancora capire che strategia impiegare per il cambio automatico di canale e con che livello di sensibilità. Infatti, in caso di rete un po' ballerina, con una banda utile vicino alla soglia minima, potrebbe spingere un TV "interventista" a un continuo saltare da una sorgente all'altra, una pezza che rischia di essere in determinate condizioni peggiore del buco. Per questo i primi TV e i primi firmware non implementano il ritorno automatico alla trasmissione via Internet una volta che è ristabilito il collegamento. Basta in ogni caso cambiare canale e poi tornare al canale DVB-I precedente per accedere di nuovo alla versione in streaming.
Sul fronte della qualità di immagine, al momento è difficile fare un confronto serio, con un solo TV a nostra disposizione. Di primo acchito, la qualità attuale dei canali Mediaset DVB-I sembra superiore a quella dei digitale terrestre, soprattutto per definizione e artefatti di compressione. Ma siamo ancora agli inizi: il segnale di origine è interlacciato e non progressivo e gli encoder anche quelli preliminari. Torneremo su questo punto fra qualche mese, quando la fase 2 di trial sarà attiva.
Quello che invece si può valutare facilmente è il ritardo del DVB-I rispetto al digitale terrestre, affiancando un secondo TV tradizionale per vedere il medesimo canale in DTT. Per scoprire che il ritardo in realtà è… un anticipo. Infatti la trasmissione in streaming DVB-I arriva addirittura qualche istante prima della diretta "ufficiale" Mediaset. Va detto che Mediaset raggiunge i propri impianti di trasmissione DTT via satellite e che quindi aggiunge ai tempi standard circa 4 secondi in più. Tanto basta al DVB-I per arrivare addirittura in anticipo di qualche attimo, tanto che si può parlare di contemporaneità dei flussi.
Prospettive: se mai si parte, mai si arriva. La strada è lunga ma vale la pena di percorrerla
La strada per il DVB-I è ancora lunga e lastricata di difficoltà, prima tra tutte convincere i produttori di TV ad aggiornare anche il firmware dei TV potenzialmente compatibili già sul mercato e far crescere quindi il parco compatibile. Da questo punto di vista, tanto di cappello a Vestel che ha investito per sposare sin da subito questo nuovo standard e ha adeguato già una parte dei propri TV di produzione, quindi quelli acquistabili dall'utente finale, che quindi può già accedere alla sperimentazione.
I primi risultati e le evidenze dei nostri test, fanno capire che il prodotto c'è ed è molto interessante e ha grandi potenzialità.
Qualcuno potrebbe obiettare che il DVB-I nasca già superato, nell'era di Netflix e compagni. Ma dobbiamo scegliere se lo zapping ha ancora ragione di esistere anche nel mondo dello streaming. Noi crediamo di sì: non sempre si sa già cosa vedere e magari si vuole solo fare un giro di canali in cerca di qualcosa di buono. E vedere subito piuttosto di perdere un'ora solo per scegliere su quale contenuto delle piattaforme di streaming fare play.
Lo zapping con l'attuale streaming, dentro e fuori da app diverse, proprio non si può fare e il DVB-I (o meglio questo embrione di DVB-I) è già un grande passo avanti. Vanno certamente aumentati i contenuti e le emittenti a bordo, come anche va dato impulso al supporto da parte dei produttori di TV, entrambi elementi in grado di determinare il successo o l'insuccesso dello standard. Ma se mai si inizia, mai si arriva: la scommessa non è da poco ed evidentemente è la scommessa dei broadcaster, intenzionati più che mai a mantenere in vita il concetto dell'LCN e della lista canali. Si tratta di una piattaforma e come tutte le piattaforme ha bisogno di standard condivisi, sperimentati e ragionati: insomma ci vogliono anni per fare le cose per bene. Chissà se l'evoluzione tecnologica, che ha assunto addirittura ritmi rocamboleschi, lascerà il tempo al DVB-I di spiegare le proprie ali e decollare.
La sperimentazione DVB-I di Mediaset è live. Ecco la prova del broadcasting via Internet e del primo TV compatibile
La sperimentazione Mediaset del DVB-I, il nuovo standard di trasmissioni broadcast via Internet, è oramai partita nella sua versione aperta al pubblico. E contemporaneamente si rendono disponibili i primi TV compatibili, a marchio Telefunken. La nostra recensione in anteprima esclusiva
Siamo proprio agli inizi, ma il DVB-I sta veramente arrivando. Anzi, tecnicamente potremmo dire che è già arrivato. Infatti la prima fase della sperimentazione pubblica di Mediaset è già attiva con i primi quattro canali diffusi anche via Internet. E di fatto sono già disponibili (anche se attendono un aggiornamento che arriverà entro un paio di settimane) anche i primi TV compatibili con il nuovo sistema di trasmissione.
Il DVB-I è una modalità trasmissiva che utilizza Internet e uno streaming a bassa latenza per i canali lineari in broadcast, ovverosia quelli del Digitale Terrestre, che vengono quindi diffusi sulla rete e sono capaci di integrarsi in un'unica lista canali com quelli tradizionali.
Abbiamo ottenuto in prova in anteprima esclusiva uno dei primissimi TV di produzione compatibili con il DVB-I, il Telefunken te43750, e così abbiamo potuto per primi sperimentare il funzionamento del nuovo sistema di trasmissione. Ecco com'è andata e soprattutto come vanno le nuove trasmissioni.
https://www.youtube.com/watch?v=HUFHmfJ9_8w
Cos'è il DVB-I (con parole semplici)
Il DVB-I, come la sigla già di per sé suggerisce, è l'addendum allo standard di trasmissione DVB che impiega Internet come mezzo di trasporto. Il principale vantaggio di questo sistema di trasmissione è che la lista canali e la numerazione LCN è unica e condivisa tra il classico DVB-T e il nuovo DVB-I. Questo vuol dire che si può fare zapping sulla medesima lista canali pescando ora dall'antenna e ora dalla rete, a seconda dei canali. Inoltre, i due servizi possono essere utilizzati uno come "fallback" dell'altro: se dovesse venir meno il segnale d'antenna, la TV può verificare autonomamente se c'è lo stesso canale sulla rete e commutare immediatamente all'altra sorgente. Allo stesso modo, se si sta vedendo un canale in streaming e la rete si dimostrasse instabile, il segnale passa automaticamente allo stesso canale (se disponibile) via DVB-T.
I canali DVB-I, contrariamente a uno stream normale, rispondono a tutte le specifiche di un comune canale digitale terrestre e quindi offrono la cosiddetta EPG (la guida con i programmi e le informazioni sul programma in corso) e tutte le funzioni di parental control native del TV, assenti sui canali in streaming via app.
https://dday.imgix.net/system/uploads/p ... 7036ed16ce
Ovviamente nel mondo del DVB-I non esistono i vincoli frequenziali, è solo questione di bitrate: è quindi possibile avere qualità alta a piacere; e risoluzione alta a piacere. E questo è uno degli altri vantaggi del DVB-I.
Il fatto che la lista canali sia unica, poi, permette di fare il classico zapping via streaming, cosa altrimenti impossibile: oggi infatti, anche ammesso di voler vedere i canali lineari in diretta via streaming, è necessario entrare nell'app dell'emittente e lanciare lo stream; e il "cambio canale", soprattutto se tra gruppi editoriali diversi, corrisponde a uscire dall'app che si sta usando ed entrare in un'altra app e quindi lanciare il nuovo canale: un'operazione da un minuto. Anche ipotizzando i canali in streaming gestiti via app HbbTV, la lentezza di caricamento dell'applicazione via etere vanifica ogni velleità di fare un vero zapping tradizionale su canali IP.
La diretta in streaming, attraverso sistemi tradizionali, è spesso criticata per il ritardo, spesso variabile e quindi anche poco controllabile, rispetto alle trasmissioni terrestri e satellitari. Il DVB-I promette invece latenze minime e quindi una pseudo contemporaneità con gli altri flussi.
Contrariamente ai canali in streaming innescati da applicazioni HbbTV (come le trasmissione che la RAI fece dei Mondiali del Qatar), il DVB-I funziona anche in totale assenza di segnale d'antenna: basta che ci sia la rete. Una configurazione che peraltro, pur con standard diversi, è già la normalità in altre nazioni, come per esempio gli Stati Uniti: le case raggiunte dalla banda larga e ultra-larga non hanno più sistemi di antenna, né terrestre né satellitare. In fondo - il ragionamento non fa una piega - non ha molto senso, tecnicamente parlando, servire un'utenza residenziale, che per definizione non si muove, con comunicazioni via etere.
Non sono tutte rose e fiori, però: serve infatti che i TV siano attrezzati alla ricezione del segnale DVB-I. In realtà non c'è un motivo valido per il quale ogni Smart TV recente non possa ricevere il DVB-I, salvo il fatto di ricevere un aggiornamento firmware che introduca questa funzionalità, cosa tutt'altro che scontata per i prodotti già nelle case. Infatti è molto raro che i TV non nuovissimi ricevano aggiornamenti software capaci di aggiungere nuove funzioni: non c'è un motivo vero se non una cattiva abitudine oramai inveterata tra i produttori di TV.
https://dday.imgix.net/system/uploads/p ... 29bdcd319b
La sperimentazione di Mediaset fa da apripista
Non c'è dubbio che sia Mediaset l'emittente che al momento crede di più nel DVB-I. Per la società si tratta del modo giusto per traghettare le attuali trasmissioni via digitale terrestre verso un modo più libero di crescere come la rete, ma non un far west come in parte Internet è oggi. L'idea di Mediaset è quella che il DVB-I possa diventare uno strumento molto utile anche a nuovi editori televisivi, quindi nuovi concorrenti di Mediaset; purché l'accesso alle locazioni LCN, ovverosia i numeri sul telecomando a cui anche il DVB-I soggicace, sia regolamentato. Ovverosia che le aspiranti emittenti abbiano tutte le carte in regola, come l'autorizzazione a trasmettere delle autorità competenti e le iscrizioni ai registri di categoria per quello che riguarda l'editoria e la raccolta pubblicitaria. La lista canali, la famigerata LCN, è il vero elemento "normalizzatore", anche per quello che riguarda la normativa in via di approvazione riguardante la cosiddetta "prominence" che prevede, tra le altre cose, che la tastiera numerica per l'accesso ai canali tradizionali sia presente sui telecomandi.
Al momento Mediaset mette in onda (o meglio mette in rete) 4 canali del proprio bouquet via DVB-I: la sperimentazione al momento prevede i 3 canali principali (Rete 4, Canale 5, Italia 1) e il 20. Lo streaming è DASH (Dynamic Adaptive Streaming over HTTP) e prevede tre stream a qualità scalate per soddisfare connessioni di velocità differenti. Al momento gli stream codificati da Mediaset sono tre: sono tutti in risoluzione Full HD 1920 x 1080 e tutti codificati in HEVC Main 10 (quindi il codec più evoluto tra quelli compatibili con i TV); i bitrate sono rispettivamente 3,9, 4,8 e 7 mbit/sec. Un bitrate di 7 mbit/sec per un canale Full HD in HEVC è certamente generoso e in grado di non risultare un collo di bottiglia rispetto alla qualità a monte.
I più attenti e preparati avranno capito certamente uno degli effetti collaterali positivi della codifica HEVC: questa esiste solo - ed era ora - in formato progressivo, quindi si tratta finalmente di un segnale 1080p. Purtroppo però, almeno per il momento, i canali della sperimentazione Mediaset sono gli stessi che vanno in onda sul digitale terrestre e il segnale per il DVB-I viene prelevato dall'emissione, che è prodotta a 1080i. Il segnale viene necessariamente deinterlacciato per poterlo codificare in HEVC, ma il risultato non può essere lo stesso che si avrebbe se il segnale di origine fosse prodotto in progressive scan: ci si arriverà col tempo.
Mediaset ha deciso, in questo trial pubblico, di essere assolutamente aderente alle specifiche LCN: la trasmissione dei quattro canali va ad occupare altrettante locazioni numeriche già affidate a Mediaset e tipicamente quelle dell'arco 500: quindi 504, 505, 506 e 520.
Gli encoder che Mediaset al momento sta utilizzando, tra l'altro, sono ancora prototipali e finalizzati al primo livello di questa trial; già nella fase due verranno installati degli encoder dedicati dalle prestazioni ancora migliori. Come anche aumenteranno probabilmente i canali gestiti e le funzionalità implementate, come per esempio l'audio Dolby che ora non è presente. Sono invece già presenti in questa fase, per i programmi che lo prevedono, le doppie tracce audio (italiano e lingua originale) e tutte le informazioni sul programma in corso e sui palinsesti delle ore e dei giorni successivi.
I TV compatibili: Vestel è più avanti di tutti. Ma altri seguiranno
Al momento l'unica casa produttrice pronta a mettere sul mercato TV già pienamente compatibili con il DVB-I, è la turca Vestel. Si tratta di uno dei grandi nomi della produzione mondiale di TV con una capacità produttiva di 18 milioni di pezzi all'anno e una quota in Europa attorno al 20%. Vestel distribuisce in Italia i propri TV sotto diversi marchi (Telefunken, Toshiba, JVC) e produce anche per produttori terzi, come Panasonic
Al momento i TV Vestel compatibili con il DVB-I sono quelli basati su Linux e quindi le piattaforme che hanno nome in codice MB180 (TV 4K) e MB181 (TV HD). I modelli basati su queste piattaforme e quindi compatibili con il DVB-I sono i seguenti:
4K UHD Smart TV - TE50550B44U2P, TE50550B44U2P/E, TE43550B44U2P, TE43750B46U2P
2K Smart TV - TE24550B42V1E, TE24550B42V2D, TE24550B42V2E, TE24550B42V2EW, TE24553B42V2DZ, TE24553B42V2DZ/E, TE32550B42V2D,
TE32550B42V2D/E, TE32550B42V2DW, TE32550B42V2H, TE32550B45V1D, TE32550B45V2D, TE32550B45V2D/E, TE32553B45V2DZ/E, TE32553B45V2DZ,
TE32555B45V2D, TE39PNDB42V2D, TE40550B42V2H, TE40550B42V2H/E, TE42550B42V2H, TE43551B42V2K, TE43553B42V2KZ
Ad essere precisi, tutti questi TV diventeranno compatibili con il DVB-I nelle prossime settimane e lo faranno automaticamente, con un aggiornamento firmware push, a patto di essere collegati alla rete.
L'esemplare che abbiamo in prova è un modello da 43 pollici 4K HDR Dolby Vision e precisamente quello della serie 750, la migliore tra quelle elencate.
La prova: facile come fare la sintonia, facile come cambiare canale
La sintonia - se ancora si può dire così - dei canali DVB-I nel TV Telefunken avviene automaticamente a valle di quella del digitale terrestre.
https://dday.imgix.net/system/uploads/p ... 67ca655fbb
In pratica il TV interroga un server, ospitato in questa fase da Kineton, che restituisce tutti i dati dei canali in onda (o meglio in rete) e li posiziona nelle locazioni LCN indicate.
https://dday.imgix.net/system/uploads/p ... 999ac6687e
Una volta fatta questa operazione, i canali DVB-I sono normalmente disponibili alle loro posizioni, ovverosia per il momento da 504 in su.
Passare da un canale DTT a un canale DVB-I è totalmente trasparente per l'utente. Visto che siamo in una trial, Mediaset ha giustamente deciso di apporre in sovraimpressione in basso a destra un'etichetta "IP" ai contenuti in arrivo dal DVB-I, così da distinguerli al volo dai corrispondenti canali del digitale terrestre.
https://dday.imgix.net/system/uploads/p ... e93f18aff3
La prova di cambio canale è soddisfacente anche se migliorabile. Il TV di per sé non è velocissimo: il cambio canale su DTT impiega circa tre secondi. Nel passaggio a un canale DVB-I questo tempo quasi raddoppia, attestandosi tra i 5 e i 6 secondi. Non è poco, ma è pochissimo se confrontato ai tempi di buffering e avvio della stragrande maggioranza degli stream via app. Tanto più che non ci sono clessidre né "rotelle" e neppure il solito segnale degradato nei primi secondi che va poi via via migliorando.
Abbiamo anche fatto una prova di sabotaggio: mentre guardavamo un canale DVB-I abbiamo estratto il cavo di rete dal TV. Ovviamente il segnale si è perso immediatamente ma in pochissimi secondi, non più di tre o quattro, il TV ha agganciato lo stream digitale terrestre del medesimo canale, usato come fallback.
Reinserendo il cavo di rete nel TV, contrariamente a quello che ci si potrebbe aspettare, le immagini sono rimaste quelle del digitale terrestre. Al momento i produttori di TV devono ancora capire che strategia impiegare per il cambio automatico di canale e con che livello di sensibilità. Infatti, in caso di rete un po' ballerina, con una banda utile vicino alla soglia minima, potrebbe spingere un TV "interventista" a un continuo saltare da una sorgente all'altra, una pezza che rischia di essere in determinate condizioni peggiore del buco. Per questo i primi TV e i primi firmware non implementano il ritorno automatico alla trasmissione via Internet una volta che è ristabilito il collegamento. Basta in ogni caso cambiare canale e poi tornare al canale DVB-I precedente per accedere di nuovo alla versione in streaming.
Sul fronte della qualità di immagine, al momento è difficile fare un confronto serio, con un solo TV a nostra disposizione. Di primo acchito, la qualità attuale dei canali Mediaset DVB-I sembra superiore a quella dei digitale terrestre, soprattutto per definizione e artefatti di compressione. Ma siamo ancora agli inizi: il segnale di origine è interlacciato e non progressivo e gli encoder anche quelli preliminari. Torneremo su questo punto fra qualche mese, quando la fase 2 di trial sarà attiva.
Quello che invece si può valutare facilmente è il ritardo del DVB-I rispetto al digitale terrestre, affiancando un secondo TV tradizionale per vedere il medesimo canale in DTT. Per scoprire che il ritardo in realtà è… un anticipo. Infatti la trasmissione in streaming DVB-I arriva addirittura qualche istante prima della diretta "ufficiale" Mediaset. Va detto che Mediaset raggiunge i propri impianti di trasmissione DTT via satellite e che quindi aggiunge ai tempi standard circa 4 secondi in più. Tanto basta al DVB-I per arrivare addirittura in anticipo di qualche attimo, tanto che si può parlare di contemporaneità dei flussi.
Prospettive: se mai si parte, mai si arriva. La strada è lunga ma vale la pena di percorrerla
La strada per il DVB-I è ancora lunga e lastricata di difficoltà, prima tra tutte convincere i produttori di TV ad aggiornare anche il firmware dei TV potenzialmente compatibili già sul mercato e far crescere quindi il parco compatibile. Da questo punto di vista, tanto di cappello a Vestel che ha investito per sposare sin da subito questo nuovo standard e ha adeguato già una parte dei propri TV di produzione, quindi quelli acquistabili dall'utente finale, che quindi può già accedere alla sperimentazione.
I primi risultati e le evidenze dei nostri test, fanno capire che il prodotto c'è ed è molto interessante e ha grandi potenzialità.
Qualcuno potrebbe obiettare che il DVB-I nasca già superato, nell'era di Netflix e compagni. Ma dobbiamo scegliere se lo zapping ha ancora ragione di esistere anche nel mondo dello streaming. Noi crediamo di sì: non sempre si sa già cosa vedere e magari si vuole solo fare un giro di canali in cerca di qualcosa di buono. E vedere subito piuttosto di perdere un'ora solo per scegliere su quale contenuto delle piattaforme di streaming fare play.
Lo zapping con l'attuale streaming, dentro e fuori da app diverse, proprio non si può fare e il DVB-I (o meglio questo embrione di DVB-I) è già un grande passo avanti. Vanno certamente aumentati i contenuti e le emittenti a bordo, come anche va dato impulso al supporto da parte dei produttori di TV, entrambi elementi in grado di determinare il successo o l'insuccesso dello standard. Ma se mai si inizia, mai si arriva: la scommessa non è da poco ed evidentemente è la scommessa dei broadcaster, intenzionati più che mai a mantenere in vita il concetto dell'LCN e della lista canali. Si tratta di una piattaforma e come tutte le piattaforme ha bisogno di standard condivisi, sperimentati e ragionati: insomma ci vogliono anni per fare le cose per bene. Chissà se l'evoluzione tecnologica, che ha assunto addirittura ritmi rocamboleschi, lascerà il tempo al DVB-I di spiegare le proprie ali e decollare.
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Fonte: https://www.newslinet.com/tv-dvb-i-al-c ... -occupati/
Tv. DVB-I al centro dell’attenzione: il T2 potrebbe andare in pensione prima di entrare a regime e gli LCN da 1 a 999 saranno tutti occupati
L’uovo di Colombo. Così è apparso, da subito, il DVB-I, una tecnologia in grado di conciliare la facilità di impiego (e di zapping) del DVB-T, con le potenzialità enormi (in termini di capacità trasmissiva e canali ricevibili) dello streaming.
Teoricamente, il DVB-I ed il DVB-T dovrebbero agire come rispettivi fallback solution, di modo da sopperire alla reciproca caduta di segnale.
Erede designato
In realtà, pare ormai chiaro che il DVB-I sarà il successore del DVB-T, visto che aggiunge potenzialità alla tv terrestre senza toglierne, come, ad esempio, la guida dei programmi, le info sul contenuto (cd. EPG) ed il funzionamento anche in assenza di segnale via etere (al contrario della HBBTV), la sostanziale assenza di ritardi (latenza), la scalarità con l’impiego del formato DASH (Dynamic Adaptive Streaming over HTTP), che si adatta alla banda disponibile da parte dell’utente.
Milano Audiovisual Forum
Ed in questi termini se ne è parlato molto al Milano Audiovisual Forum tenutosi nei giorni scorsi e di cui NL era media partner.
Zapping
Dicevamo dello zapping: uno dei limiti dell’impiego delle app sulle smart tv – ma anche dei bouquet HBBTV (Hybrid Broadcast Broadband Tv) è l’impossibilità (di fatto) di effettuare scansioni progressive di contenuti di tipo diverso, stante le diverse azioni da compiere, soprattutto tra piattaforme diverse (es. scegliendo diversi programmi tra Netflix, RaiPlay e Prime Video) ed i tempi di latenza.
Geoblocking
Il DVB-I, invece, come dimostrato dai test in corso da parte di Mediaset sui canali dell’arco LCN 500 (504 per Rete 4, 505 per Canale 5, 560 per Italia 1 e 520 per 20) – che NL aveva anticipato ad inizio anno – reagisce quasi come il DVB-T, con una latenza di circa 3 secondi nel passaggio tra canali, che, ricordiamo, sono identificati con gli stessi LCN del digitale terrestre.
Canali locali DVB-I
Ovviamente l’ambito di diffusione dei canali DVB-I avverrà attraverso soluzioni di geoblocking (tecnologia che limita l’accesso ai contenuti Internet in base alla posizione geografica dell’utente), anche se nel caso dei canali locali sarà difficile farlo coincidere con quello via etere (mentre via IP sarà determinabile perfettamente l’ambito regionale).
Compatibile con ogni smart tv
Lo standard DVB-I, poi, sarebbe (usiamo il condizionale per cautela) compatibile con tutte le smart tv di recente produzione, necessitando solo di aggiornamenti software che dovrebbero essere presto rilasciati da tutti i costruttori.
Barriera verso gli OTT
Nonostante il DVB-I, naturalmente, apra a nuovi entranti – considerata la disponibilità di LCN, non solo negli archi da 1 a 999 (dove ce ne sono centinaia di liberi dopo il refarming della banda 700 MHz che ha ridotto la banda fruibile) – ma anche dopo il 1000 – è ben visto dai broadcaster (come Mediaset), perché pone un freno allo strapotere degli OTT del web, anticipando, di fatto una forma di prominence dei servizi di media audiovisivi di interesse generale.
Controllabili
Non solo, proprio perché fa impiego di LCN che possono essere attributi solo attraverso provvedimenti autorizzatori del Ministero delle imprese e del made in Italy a fornitori di servizi di media audiovisivi in possesso di requisiti verificati, il DVB-I costituisce una barriera a sviluppi incontrollabili da parte di player che agiscono al di fuori della sovranità nazionale (ed anche europea).
Vestel nel trial DVB-I
Nel frattempo sono stati rilasciati i primi aggiornamenti software per le smart tv Vestel Elektronik Sanayi ve Ticaret A.Ş., meglio nota come Vestel, azienda turca con sede a Istanbul, che opera nella produzione di elettronica di consumo ed elettrodomestici, controllata dalla Zorlu Holding.
I marchi
I marchi televisivi di Vestel sono attualmente: Hitachi, Panasonic, Sharp, Telefunken, Toshiba, Jvc, Loewe, Luxor, Westwood, Windsor. Le prime ad essere upgradate saranno le smart tv Telefunken, ma, ovviamente, seguiranno poi anche gli altri brand.
Prominence
Insomma, ci sono tutte le premesse perché, dicevamo, il DVB-I si affermi come l’erede del DVB-T, nell’interesse degli editori stessi. Si tratta solo di convincere tutti i produttori di tv a rilasciare velocemente gli aggiornamenti software. Ma di questo si potrebbe occupare l’Agcom (in coordinamento con le autorità europee) con la prossima delibera sulla prominence.
Tv. DVB-I al centro dell’attenzione: il T2 potrebbe andare in pensione prima di entrare a regime e gli LCN da 1 a 999 saranno tutti occupati
L’uovo di Colombo. Così è apparso, da subito, il DVB-I, una tecnologia in grado di conciliare la facilità di impiego (e di zapping) del DVB-T, con le potenzialità enormi (in termini di capacità trasmissiva e canali ricevibili) dello streaming.
Teoricamente, il DVB-I ed il DVB-T dovrebbero agire come rispettivi fallback solution, di modo da sopperire alla reciproca caduta di segnale.
Erede designato
In realtà, pare ormai chiaro che il DVB-I sarà il successore del DVB-T, visto che aggiunge potenzialità alla tv terrestre senza toglierne, come, ad esempio, la guida dei programmi, le info sul contenuto (cd. EPG) ed il funzionamento anche in assenza di segnale via etere (al contrario della HBBTV), la sostanziale assenza di ritardi (latenza), la scalarità con l’impiego del formato DASH (Dynamic Adaptive Streaming over HTTP), che si adatta alla banda disponibile da parte dell’utente.
Milano Audiovisual Forum
Ed in questi termini se ne è parlato molto al Milano Audiovisual Forum tenutosi nei giorni scorsi e di cui NL era media partner.
Zapping
Dicevamo dello zapping: uno dei limiti dell’impiego delle app sulle smart tv – ma anche dei bouquet HBBTV (Hybrid Broadcast Broadband Tv) è l’impossibilità (di fatto) di effettuare scansioni progressive di contenuti di tipo diverso, stante le diverse azioni da compiere, soprattutto tra piattaforme diverse (es. scegliendo diversi programmi tra Netflix, RaiPlay e Prime Video) ed i tempi di latenza.
Geoblocking
Il DVB-I, invece, come dimostrato dai test in corso da parte di Mediaset sui canali dell’arco LCN 500 (504 per Rete 4, 505 per Canale 5, 560 per Italia 1 e 520 per 20) – che NL aveva anticipato ad inizio anno – reagisce quasi come il DVB-T, con una latenza di circa 3 secondi nel passaggio tra canali, che, ricordiamo, sono identificati con gli stessi LCN del digitale terrestre.
Canali locali DVB-I
Ovviamente l’ambito di diffusione dei canali DVB-I avverrà attraverso soluzioni di geoblocking (tecnologia che limita l’accesso ai contenuti Internet in base alla posizione geografica dell’utente), anche se nel caso dei canali locali sarà difficile farlo coincidere con quello via etere (mentre via IP sarà determinabile perfettamente l’ambito regionale).
Compatibile con ogni smart tv
Lo standard DVB-I, poi, sarebbe (usiamo il condizionale per cautela) compatibile con tutte le smart tv di recente produzione, necessitando solo di aggiornamenti software che dovrebbero essere presto rilasciati da tutti i costruttori.
Barriera verso gli OTT
Nonostante il DVB-I, naturalmente, apra a nuovi entranti – considerata la disponibilità di LCN, non solo negli archi da 1 a 999 (dove ce ne sono centinaia di liberi dopo il refarming della banda 700 MHz che ha ridotto la banda fruibile) – ma anche dopo il 1000 – è ben visto dai broadcaster (come Mediaset), perché pone un freno allo strapotere degli OTT del web, anticipando, di fatto una forma di prominence dei servizi di media audiovisivi di interesse generale.
Controllabili
Non solo, proprio perché fa impiego di LCN che possono essere attributi solo attraverso provvedimenti autorizzatori del Ministero delle imprese e del made in Italy a fornitori di servizi di media audiovisivi in possesso di requisiti verificati, il DVB-I costituisce una barriera a sviluppi incontrollabili da parte di player che agiscono al di fuori della sovranità nazionale (ed anche europea).
Vestel nel trial DVB-I
Nel frattempo sono stati rilasciati i primi aggiornamenti software per le smart tv Vestel Elektronik Sanayi ve Ticaret A.Ş., meglio nota come Vestel, azienda turca con sede a Istanbul, che opera nella produzione di elettronica di consumo ed elettrodomestici, controllata dalla Zorlu Holding.
I marchi
I marchi televisivi di Vestel sono attualmente: Hitachi, Panasonic, Sharp, Telefunken, Toshiba, Jvc, Loewe, Luxor, Westwood, Windsor. Le prime ad essere upgradate saranno le smart tv Telefunken, ma, ovviamente, seguiranno poi anche gli altri brand.
Prominence
Insomma, ci sono tutte le premesse perché, dicevamo, il DVB-I si affermi come l’erede del DVB-T, nell’interesse degli editori stessi. Si tratta solo di convincere tutti i produttori di tv a rilasciare velocemente gli aggiornamenti software. Ma di questo si potrebbe occupare l’Agcom (in coordinamento con le autorità europee) con la prossima delibera sulla prominence.